02 Nov 2025
Maison & Vigneron

Jérôme Prévost – L’arte di ascoltare il silenzio di Gueux


Un racconto di Thomas Rossi, Champagne expert

“Il terroir rimane un mistero attivo.”
— Jérôme Prévost

Dal nulla a un mito

A volte le grandi rivoluzioni nascono in silenzio. Nel 1987, un ragazzo di ventun anni eredita dalla nonna una parcella di vigna dimenticata a Gueux, ai margini della Montagne de Reims.

Niente cantina, nessun trattore, nessun mezzo. Solo 1,6 ettari di Meunier e tanta curiosità. Quel ragazzo si chiama Jérôme Prévost. Nei primi anni vende le uve, vive con sua moglie in un piccolo appartamento e si sposta con una vecchia 2CV. Ma ha una visione chiara: imparare. Studia, viaggia, osserva. Da Burgogna ad Alsazia, incontra
vigneron come Humbrecht, Leflaive, Daguenau, Bossard. Ogni incontro è una lezione, ogni dettaglio un frammento del futuro che costruirà.

L’incontro con Anselme Selosse

Poi arriva Anselme Selosse. Un incontro semplice: una stretta di mano, una degustazione, una cena. Ma da lì nasce un’amicizia che cambierà tutto. Selosse gli apre le porte della sua cantina e gli insegna a guardare la vigna con occhi nuovi. Jérôme lo ascolta, ma resta sé stesso: lavora già i suoi suoli, prova pratiche biodinamiche, cerca la maturità perfetta dell’uva. Nel 1998 inizia a vinificare le proprie uve nella cantina di Selosse ad Avize. Nasce
così La Closerie Les Béguines, con in etichetta due parole che raccontano tutto: “Guidé,
inspiré.”

La filosofia di un artigiano

Nel 2003, Jérôme torna a Gueux e inizia a produrre nel suo garage. Anni duri, ma decisivi.
Da quel momento la sua idea di Champagne si definisce in modo netto: un solo vitigno – il Meunier, una sola parcella – Les Béguines, una sola cuvée – La Closerie. I terreni di Gueux sono sabbiosi, calcarei, pieni di fossili marini. Una geologia fragile, ma viva. Le vigne, piantate negli anni Sessanta, sono lavorate a mano, senza diserbanti né pesticidi. In cantina, fermentazioni spontanee in barrique da 450-600 litri, nessuna chiarifica, nessuna filtrazione. Il vino resta sui lieviti 15-18 mesi e in etichetta non c’è mai l’annata: solo un
codice, “LC”, lot consigné, che racconta il tempo, non la tecnica.

La degustazione

La mattinata a Gueux è iniziata nella calma della cantina, tra botti e casse di legno, con Jérôme che si muove silenzioso tra i tini. Sul tavolo, una linea di bottiglie che racconta la storia della Closerie: La & (base 2023-2019) Les Béguines 2023 – 2022 – 2020 – 2019 – 2016 magnum – 2014 – 2013 magnum Fac-Simile 2019 Grand Cru 2021 (100%
Chardonnay) Un viaggio nella memoria liquida del Meunier di Gueux. Il 2023 è energia pura e agrumata, il 2022 più rotondo e materico, il 2020 fine e preciso. Il 2019 ampio e speziato, il 2016 magnum equilibrio puro, il 2014 minerale, il 2013 magnum poesia liquida. Fac-Simile 2019 profuma di piccoli frutti rossi e sottobosco, mentre il Grand Cru 2021 rivela un’altra faccia di Jérôme: cesellata, luminosa, verticale.