Élise Bougy – La luce di un sorriso tra Les Mesneux e Le Mesnil
Un racconto di Thomas Rossi, Champagne expert
Ci sono persone che hai la fortuna di conoscere prima che il mondo le scopra. Con Élise è andata così. La conoscevo già quando i suoi vini non erano ancora usciti, quando la sua energia era tutta concentrata in quella cantina di Les Mesneux, un piccolo villaggio appena fuori Reims, dove la Montagne comincia a respirare piano.
Nel 2016 Élise prende in mano l’azienda di famiglia: tre ettari tra Les Mesneux, Premier Cru, e Le Mesnil-sur-Oger, Grand Cru nella Côte des Blancs. Una doppia anima che le somiglia: una parte più calda, sabbiosa, quasi carnale; e un’altra fatta di gesso e luce, pura, verticale. Le sue etichette sono come pennellate: pochi tratti, chiari, decisi, ognuno con una storia. Le Mont Chainqueux, Premier Cru di Les Mesneux, racconta il lato più materico della Montagne: frutto pieno, tensione, profondità. Chétillon de Haut e Les Coullemets, a Le Mesnil-sur-Oger, sono la sua parte più eterea, fatta di gesso, sale e luce. Durante la degustazione ci ha fatto assaggiare due bottiglie ancora senza etichetta definitiva, ognuna con la sua identità visiva, essenziale e artistica — proprio come lei.

Vini che pulsano. Che non chiedono di essere capiti, ma sentiti. Passare un pomeriggio con Élise è un viaggio
dentro il suo modo di pensare. Si parla di suoli, di lieviti, ma anche di libertà e di arte. E mentre degustiamo, lei osserva, ascolta, sorride. Le sue mani parlano più delle parole:gesti calmi, precisi, da chi ha imparato a rispettare i tempi del vino e della vita. Alla fine della visita, mi regala una bottiglia con una dedica per Francesca. Un gesto semplice, ma pieno di significato. Perché in fondo, anche questo è il suo Champagne: intimo, sincero,
umano.
Oggi Élise Bougy è una delle voci più interessanti della nuova Champagne.
Una generazione di vigneron che non cerca di stupire, ma di capire. Le sue bottiglie sono ancora poche, ma dietro ognuna c’è un mondo intero. E quando le assaggi, senti quella forza gentile che appartiene solo a chi vive la vigna come una parte di sé. In un panorama spesso rumoroso, lei sceglie il silenzio.
E proprio per questo, la sua voce arriva più lontano.