02 Nov 2025
Maison & Vigneron

Antonin Wirth-Michel ‒ Meunier, cuore e precisione dei Coteaux Sud d’Épernay


Un racconto di Thomas Rossi, Champagne expert

A Moussy, tra le colline che collegano la Vallée de la Marne alla Côte des Blancs, nasce la storia di Antonin Wirth-Michel. Una storia giovane ma già piena di direzioni chiare, fatta di osservazione, sperimentazione e di quella sensibilità che solo chi vive la vigna ogni giorno può sviluppare. Antonin eredita un piccolo patrimonio familiare ‒ poco più di quattro ettari ‒ ma lo trasforma in un laboratorio di idee. Le sue parcelle sono un mosaico dei Coteaux Sud d’Épernay, una zona che conta più di quindici tipologie di sottosuolo in pochi chilometri: argille, sabbie, craie, silex. Un patchwork che obbliga il vigneron a conoscere la terra metro per metro, e che regala vini dalla struttura mutevole, vivi. La maggior parte del suo vigneto è Meunier, circa due terzi, affiancato da Chardonnay, un po’ di Pinot Noir e dai vitigni storici quasi dimenticati: Arbane, Petit Meslier, e anche qualche pianta di Pinot Blanc e Pinot Gris.

Antonin li ha ripiantati per curiosità e per convinzione: «In certe vigne, le varietà diverse si aiutano a vicenda. Il Meunier fa maturare prima lo Chardonnay, il Pinot Noir si adatta. È come se la vigna trovasse da sola il proprio equilibrio». Da questa intuizione nasce la sua cuvée complantée, sette vitigni nello stesso appezzamento, raccolti e vinificati insieme. Un’idea di simbiosi, di armonia spontanea. Il suo approccio in cantina è coerente: vinificazione in botti grandi da 500-600 litri, rispetto del ritmo naturale dei vini, nessun intervento forzato. Dal 2018 ha iniziato la sua réserve perpétuelle, custodita in cemento ‒ un materiale che “respira” ma non cede nulla ‒ un modo per conservare la memoria liquida delle annate: 2018, 2019, 2020, 2021 e 2022 vivono insieme, stratificate nel tempo. Il dosaggio è leggero, intorno ai 3 g/l, deciso dopo degustazioni alla cieca: «Il vino deve trovare da solo il suo equilibrio.

Il dosaggio giusto è come un tocco di sale in cucina». Antonin ragiona come un artigiano moderno: conosce il rischio di ogni vendemmia e lo accetta. L’annata 2022 è stata generosa e calda, con rese abbondanti e maturità alcoliche inusuali per la Champagne, spesso oltre gli undici gradi. La 2023 più difficile, con selezioni severe in vigna; la 2025, invece, già promette equilibrio e acidità, una vendemmia “da Meunier e Pinot Noir”, come dice lui con un sorriso. Durante la degustazione, ci presenta Origine (70% Meunier, 30% Chardonnay, base 2022) e poi Préface, un vino che nasce dalla stessa base ma resta oltre cinque anni sui lieviti. Stessa matrice, anime diverse: la prima più fresca e immediata, la seconda profonda, con note evolute e ossidative che ricordano quanto il tempo sia il vero lusso della Champagne. «In Champagne ‒ racconta Antonin ‒ la banca ti chiede prima di
tutto quante bottiglie dormono in cantina. È il nostro modo di misurare il tempo».

Dietro quella frase c’è tutto: la pazienza, la fiducia e il rischio di chi sceglie di aspettare. Antonin Wirth-Michel è una delle voci nuove dei Coteaux Sud d’Épernay, dove il Meunier trova oggi una seconda vita, più precisa e identitaria che mai. Vini che parlano con sincerità, senza urla, ma con quella tensione sottile che nasce da equilibrio, curiosità e rispetto.